Pensavo…
Pensavo a quanto valore possano avere gli STOP.
Il fermarsi, magari, per un’infortunio o per qualcosa che non va.
Si può passare il tempo a maledire e maledirsi. A sentire tristezza per tutto ciò che si vorrebbe fare e non si può o magari non si deve. Per quell’alone di incertezza che ogni problema porta e porterà sempre con sé: riuscirò a fare ciò che facevo prima? Come lo facevo prima?
Riuscirò a sognare…ancora?
Oppure…
Oppure si può provare a riguardare il tutto sotto un’altra prospettiva.
Perché gli infortuni arrivano per sfortuna a volte,certo. Ma arrivano anche, spesso, perché si è sbagliato qualcosa; perché si è avuto troppa fretta; perché non si è avuta la necessaria pazienza; perché si è voluto andare troppo…”veloce”; perché non si sono rispettati modi e tempi; perché non ci si è saputo…ascoltare.
Perché, in fondo, non si è saputo dare il giusto valore a ciò che stavamo facendo.
Aspettate aspettate
: non voglio affatto apparire come uno che vive l’infortunio con felicità; che lo apprezza; come un finto moralizzatore o motivatore. Perché non lo sono affatto.
Perché io stesso vivo la corsa, anzi, la mancanza della corsa, come qualcosa di “triste“, come qualcosa che…appunto, manca. Con tutto il suo carico immendo e prezioso di benessere, di “wellness“.
Avevo solo desiderio di raccontare qui…ciò che pensavo durante questi “piccolissimi” 8 km: quelli di oggi, domenica 5/5/2024. Quello che su Strava ho chiamato “il (mio) lungo della domenica“
Pensavo che tutto serve a resettarsi, a rifasarsi. E magari, per davvero, a (saper) riconsiderare (il valore di) ogni cosa. “Grazie” ad un infortunio…magari l’ennesimo, si.

A guardare a questi 8km come qualcosa di insignificante (perché poi quando sei abituato ormai a fare quasi esclusivamente allenamenti lunghi o lunghissimi, questo potresti pensare) oppure come il tuo prezioso “lungo della domenica”, appunto.
Eh si…sorridendoci un po’ su…e magari anche riuscendo a strappare un sorriso a qualcuno che, passandoti accanto (qui) anche velocemene, si trova a sorridere per la “battuta”.
Fermarsi, doversi “gestire” un pochino alla volta, alla fine non significa affatto accantonare i propri sogni, no?
I sogni sono lì, chiusi in un cassetto in attesa che tutto si sistemi…in attesa di essere realizzati magari con una maggiore consapevolezza. magari senza più esagerare; senza più “sfondarsi”; senza più correre sul dolore perché non ti sei voluto fermare un attimo prima; ma godendosi ogni passo.
In fondo…la corsa, in certi momenti, cerca di insegnarti qualcosa. Poi, sta a te, ascoltarla o meno.

E’ un po’ come quando passi accanto ad un aiuola e non vedere nulla, vedere dei sassi, oppure soffermarti un attimo in più e vedere che qualcuno (dei bambini) ci ha disegnato su qualcosa di bello.
Un sasso…un niente.
Una piccola cosa.
Oppure…tanto: una piccola grande opera d’arte, tra l’altro UNICA e preziosa.

In fondo, come mi diceva una carissima amica pochi giorni fa, siamo sempre noi a decidere: “you decide”, no?

Quanto valore dare alle cose che vedi. Che accadono.
Quanto valore dare alle cose.
Quanto valore dare alle co(r)se.
Quanto valore dare…alla vita.
Vincenzo Iannotta
Team Run For Wellness